Una vita in abbonamento
Come la cultura Netflix ci condiziona anche nell’intimo
La palestra. Il corso di aggiornamento. I trasporti. Il monopattino. Netflix. Amazon. Lo psicologo. La musica. La spesa a casa e…Questi sono solo alcuni esempi di come ormai viviamo una vita in abbonamento!
Ma cosa significa consumare prodotti e servizi in abbonamento? C’è il rovescio della medaglia?
Testa per aria e sguardo perso in un altro mondo as usual, ho provato a mettere insieme delle riflessioni di senso. Eccole.
Il business delle aspettative
Diciamo che noi che lavoriamo nel digitale ci siamo cascati un po’ tutti. Io per primo. Abbiamo cambiato il nostro modello di business per adeguarci alla logica del “tanto, subito, a poco, nel tempo”. Siamo entrati nel business delle aspettative che devono essere mantenute e questo, in qualche modo, ci ha portato fuori dal nostro mercato.
I miei competitor non sono più quelli che vendono un prodotto o servizio simile, ma tutti quelli che hanno scelto l’abbonamento come modalità di vendita. Perché? Perché al pari di tutti i grandi trend, anche quello dell’abbonamento genera un effetto rigetto nel consumatore che saturo di proposte e offerte, ad un certo punto…
Mi adeguo, accumulo e mi impigrisco
Se non siamo abbonati almeno a una decina di cose e non litighiamo con l’ennesima psw da inserire, ci sembra di essere fuori dalle regole del gioco.
Da consumatori, siamo diventati bulimici di abbonamenti. E se da un lato questa cosa di poter possedere molto al di sopra delle nostre possibilità ci fa sentire nel sistema, dall’altra ci provoca una sensazione di rifiuto.
Effettivamente:
quando abbiamo davvero il tempo di goderci tutto quello a cui siamo abbonati? Quanto scegliamo costantemente quello che ci viene garantito con l’abbonamento?
Cioè, adesso esistono siti come ON THAT ASS che ti vendono le mutande in abbonamento, con la logica di spedirtene a casa sempre un paio nuovo. Mettendo da parte il discorso dell’inquinamento, voglio dire che pure le mutande da cambiare ci danno pensiero, ci vincolano, ci stanno strette. In un certo senso, scegliamo di abbonarci, ma poi ci adeguiamo a quello che il brand ci propone.
L’usa e getta finisce davvero quando lo decidi tu?
In un mercato saturo di abbonamenti e fatto di consumatori storditi dai rinnovi, la partita si gioca tutta sulla loro inerzia. Chi si dimenticherà di disdire l’abbonamento? Quale sarà il fortunato brand che farà un rinnovo automatico al profilo di un consumatore che non ha spuntato la disdetta automatica?
Le mie riflessioni non hanno una soluzione. L’unica cosa che so è che per la mia agenzia e per i miei progetti come SkillDoers, voglio tornare alla logica della scelta e del godimento delle cose scelte. Una per una. Poco alla volta. Direi che è più sostenibile per tutti.